Dopo l'articolo con la mia intervista uscito a gennaio sul "Giornale di Brescia"al quale avevo scritto un post qui, l'intervista uscita sulla newsletter del Politecnico di Milano, ecco un altra breve intervista sulla mia esperienza svedese, uscita ieri sul "La cronaca di Mantova".
Nell'articolo vengono riportate le esperienze di 3 volontari, io che dall'Italia sono andato per un anno in Svezia e altri due ragazzi che dalla Spagna e dal Portogallo hanno deciso di fare il loro progetto nel mantovano.
L'immagine è un po' piccola quindi riporto qui l'intervista:
Quale è stata la tua esperienza con lo Sve?
"Per quanto riguarda il mio Sve, sono stato un anno in Svezia: più precisamente a Kalmar, una cittadina di 60.000 abitanti sul mar Baltico, nel Sud del Paese.
"Ho svolto il mio servizio di volontariato in un centro giovanile all'interno di un quartiere che presentava un forte influsso di immigrati, tanto da essere frequentato da ragazzi e ragazze di 30 nazionalità diverse. Lì mi occupavo di lavorare con gli altri youth leader e pianificare attività per i giovani.
"Che dire di questa esperienza, inviterei tutti a fare un anno di volontariato all'estero: si torna avendo conosciuto tantissime persone di altri Paesi europei ed extra comunitari, con la chiara consapevolezza che ci sono altre culture oltre a quella italiano.
"Ad esempio, ho vissuto per un anno con altri volontari provenienti da Scozia, Germania e Turchia, e che avevano abitudini diverse e a volte anche strane per gli standard italiani".
Che cosa ti ha spinto a intraprendere questa esperienza?
Volevo fare un'esperienza all'estero, ma trovare un lavoro senza conoscere bene l'inglese o la lingua di dove volevo andare era quasi impossibile.
"Sono poi venuto a conoscenza di questi progetti della Comunità Europea, in cui si può partire non allo sbaraglio ma con parecchie agevolazioni come vitto e alloggio, i corsi di lingua e la costante presenza di un tutor cui affidarsi. Mi sono dunque messo a cercare progetti dal database in internet, principalmente nei Paesi scandinavi, ma dando la priorità ai contenuti del progetto più che a dove si sarebbe svolto.
"Ci ho messo parecchio per partire, perchè dopo aver trovato un ente svedese disposto ad accettare la mia candidatura per ben 2 volte il progetto non è stato finanziato, ma poi finalmente ce l'ho fatta".
Questa esperienza cosa ha aggiunto alla tua vita?
"L'anno di Sve ha messo molto in discussione le scelte che avevo fatto prima di partire, tanto che sono ancora spaesato dopo più di un mese e mezzo dal ritorno, e quando mi sono trovato nuovamente in Italia mi sono reso conto che il centro del mondo non è il Paese in cui vivo, bensì ci sono altre culture, nè migliori nè peggiori ma semplicemente diverse. Se avessi la possibilità di tornare indietro lo rifarei non una, ma cento volte.
"Spesso non si parte per pigrizia oppure per paura di non sapere quello che si più trovare in un altro Paese, ma dopo un primo periodo d'adattamento ci si può sentire a casa ovunque, tanto che quando si torna viene da chiedersi se l'ambiente dove sei cresciuto sia veramente la tua casa".
Vengo indicato come mantovano, ma va bene così, e ora basta interviste, altrimenti mi monto la testa :) :) :).
Vi segnalo un altro articolo di una famiglia italiana che ho conosciuto a Kalmar, l'articolo è stato pubblicato anche sul loro blog: http://dakalmarconfurore.splinder.com/
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